Il prezzo del Bitcoin (BTC) è riuscito a mantenere la parte superiore del trading range che sta costruendo da novembre, senza ancora sfondare la resistenza tecnica estrema di 38.000 dollari. Il calo del dollaro USA e dei tassi di interesse di mercato ha contribuito a far registrare un’altra chiusura tecnica mensile favorevole.
La quasi certezza di un pivot della Banca Centrale nel 2024
I tassi di interesse di mercato sono in calo negli Stati Uniti e in Europa dalla fine di ottobre. Ciò è dovuto alla convinzione che il picco della campagna di inasprimento monetario da parte delle principali banche centrali sia ormai alle spalle.
Disinflazione, rallentamento economico e persino recessione economica sono i due fattori che potrebbero motivare un cambio di rotta da parte della FED e poi della BCE nel 2024. In previsione di questo evento, i tassi di mercato mostrano segnali tecnici ribassisti.
Il punto di partenza del ribasso è stato dato quando il tasso delle obbligazioni decennali statunitensi ha raggiunto la soglia del 5% giovedì 19 ottobre. Quest’ultima (che è il parametro di riferimento per eccellenza per valutare le condizioni di finanziamento a lungo termine per governi, aziende e privati) è vicina al record raggiunto nel 2007 prima della crisi dei subprime, ed è considerata una soglia di allarme che ha messo in seria difficoltà oltre il 50% delle small e mid cap statunitensi.
Il calo dei tassi di interesse di mercato dalla fine di ottobre ha inizialmente dato origine a segnali tecnici ribassisti nei dati giornalieri, prima che i grafici di medio termine (nei dati settimanali) prendessero il sopravvento in seguito ai commenti dovish rilasciati da Waller della FED all’inizio della settimana.
Il mercato è sicuro al 100% che il tasso terminale della FED sia stato raggiunto al 5,50% e quindi prevede un calo di 100 punti base (cioè un calo di un punto percentuale del tasso FED, dal 5,50% al 4,50%) da qui a dicembre 2024.
Non mettete il carro davanti ai buoi quando si parla di disinflazione
Questa aspettativa ribassista del mercato per i tassi della Banca Centrale si basa su una duplice convinzione che in questa fase può sembrare ancora presuntuosa. La prima è che il processo di disinflazione nominale e di fondo (inflazione core) continuerà fino al raggiungimento dell’obiettivo del 2%, al ritmo in atto dall’ultimo trimestre del 2023.
La seconda è che la Fed vorrebbe cambiare rotta abbastanza rapidamente per evitare un “atterraggio duro” per l’economia statunitense, ossia una recessione economica nel settore dei servizi (80% del PIL) e un’impennata del tasso di disoccupazione, mentre il mercato del lavoro statunitense sta dando segnali di allarme arancioni (non rossi) dall’autunno 2023.
Tuttavia, non dobbiamo mettere il carro davanti ai buoi: c’è un rischio reale in questa aspettativa ribassista del mercato per i tassi della banca centrale. Eccoli:
- Il mantenimento di un’elevata inflazione di fondo (PCE core) nonostante il ritorno dell’inflazione nominale al di sotto del 2%, grazie alla tenuta del settore dei servizi e alla sua volontà di non tagliare i margini;
- Un taglio dei tassi troppo rapido farebbe aumentare l’inflazione nominale.