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25 milioni di spesa – Perché le società di criptovalute si affidano alle lobby?

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Le società di criptovalute statunitensi hanno raddoppiato gli sforzi per influenzare i politici nel 2021. Negli Stati Uniti sono stati spesi 25 milioni di dollari in attività di lobbying, con un aumento del 121% rispetto all’anno precedente. Diamo uno sguardo a questo settore poco esplorato dell’ecosistema

Le società di criptovalute hanno intensificato le loro attività di lobbying

Controverso in Europa, il lobbismo è tuttavia più comune negli Stati Uniti. Le piattaforme di scambio locali e le grandi aziende destinano quindi una parte talvolta significativa delle loro spese a questo settore. Secondo un rapporto di The Money Mongers, Coinbase è stata la società che ha speso di più in attività di lobbying nel 2021. Il gigante statunitense ha speso 3,3 milioni di dollari per influenzare le decisioni politiche a favore dell’ecosistema.

Prima della sua caduta, FTX era anche sulla buona strada per aumentare drasticamente i suoi contributi, con un aumento del budget che aveva raggiunto il +1340% tra il 2021 e il 2022. Si noti anche che Ripple, l’emittente di XRP, ha speso oltre 1 milione di dollari nel corso del 2022.

In totale, metà del denaro speso per le attività di lobbying è stato speso nel 2022. Questo è un riflesso dell’evoluzione dell’ecosistema… Ma anche certamente una conseguenza diretta delle ripetute crisi vissute nel corso di quest’anno.

Classifica delle aziende statunitensi che hanno speso di più in lobbying nel 2022

Classifica delle aziende statunitensi che hanno speso di più in lobbying nel 2022


Vediamo che la maggior parte delle grandi società di criptovalute con sede negli Stati Uniti destina somme significative alle attività di lobbying.

Una pratica controversa

Il rapporto Money Mongers presenta la pratica del lobbismo in una luce positiva, ma è ovviamente controverso. Alcuni commentatori sottolineano che i “revolver”, cioè i responsabili delle decisioni che scelgono di lasciare il proprio lavoro per diventare lobbisti, sollevano questioni di conflitto di interessi e di neutralità.

Ciò è particolarmente vero poiché di recente abbiamo assistito a un esempio eloquente di questa porosità. Sulla scia del caso FTX, si è appreso che quasi il 37% dei membri del Congresso degli Stati Uniti aveva ricevuto denaro dai dirigenti della società. Questa tendenza può spiegare la posizione particolarmente favorevole di alcuni politici nei confronti di Sam Bankman-Fried, i cui genitori sono membri del Partito Democratico statunitense.

Dall’altro lato della questione, c’è anche una grande ostilità da parte delle autorità di regolamentazione – e una grande ignoranza del settore – che a volte viene placata dalle attività di lobbying. Si tratta quindi di una questione di sopravvivenza per l’ecosistema o è troppo controversa per essere praticabile? La domanda è posta.

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