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Bitcoin: chi è il secondo maggior detentore di BTC con 16 miliardi di dollari?

by Thomas

La società di analisi on-chain Arkham ha identificato Grayscale come il secondo maggior detentore di Bitcoin (BTC) al mondo attraverso il suo prodotto di investimento GBTC. Con l’equivalente di quasi il 3,22% di tutti i Bitcoin esistenti, ciò solleva dubbi sulla mancanza di decentralizzazione.

Il fondo fiduciario Bitcoin di Grayscale rappresenta 627.779 BTC

La scorsa settimana Arkham aveva già identificato Grayscale come il secondo maggior detentore di ETH attraverso il suo prodotto Grayscale Ethereum Trust (ETHE).

Questa settimana, la società di analisi on-chain ha anche evidenziato che l’asset manager è anche il secondo maggior detentore di Bitcoin (BTC), attraverso il Grayscale Bitcoin Trust (GBTC):

In totale, ci sono 627.779 BTC nei vari portafogli di Grayscale, per un valore totale di 16,2 miliardi di dollari, che corrisponde all’importo annunciato sulla pagina di trading di GBTC.

Nel novembre 2022, proprio mentre iniziava la tempesta FTX, un vento di sfiducia soffiava sull’ecosistema, con numerose voci che accusavano vari operatori qua e là di ipotetiche insolvenze. Mentre la famosa prova di riserva era sulla bocca di tutti, Grayscale si espresse in difesa della sua volontà di non comunicare pubblicamente i propri indirizzi, adducendo motivi di sicurezza.

Nonostante questa decisione, le indagini dei team di Arkham hanno portato a identificare più di 1.750 indirizzi, ciascuno con meno di 1.000 BTC.

Poco meno del 3,22% dell’offerta

Con così tanti BTC sotto il suo controllo, Grayscale ha le mani su quasi il 3,22% di tutti i bitcoin in circolazione, ovvero 4,1 volte di più di MicroStrategy, che detiene 152.800 BTC.

Tuttavia, la differenza principale tra Grayscale e MicroStrategy è che quest’ultima detiene Bitcoin per conto proprio, mentre il gestore di fondi lo fa per un prodotto di investimento destinato ai suoi clienti. Tuttavia, ciò solleva dubbi sulla mancanza di decentralizzazione.

Questo era già successo con le borse di criptovalute centralizzate, ma è importante rendersi conto che, con lo sviluppo dell’ecosistema, questa è una tendenza che diventerà sempre più prevalente.

Sembra infatti inevitabile che gli ETF spot sul Bitcoin finiscano per essere accettati prima o poi negli Stati Uniti, il che dovrebbe portare un notevole flusso di capitali. Il rovescio della medaglia è che, per poter assumere questa liquidità, i pochi operatori istituzionali che offrono tali ETF dovranno detenere riserve equivalenti di BTC, in autodeposito o tramite partner strategici.

Non sarà quindi una sorpresa se la tendenza alla concentrazione delle criptovalute nelle mani di pochi soggetti si accentuerà. Allo stesso tempo, l’analisi on-chain, come Arkham sta dimostrando oggi, sta portando un livello di trasparenza finora mai visto nel mondo della finanza.

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