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Gli Stati Uniti aumentano il monitoraggio del consumo energetico dei minatori di criptovalute

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La U.S. Energy Information Administration (EIA) raccoglierà dati sul consumo energetico dei minatori di criptovalute che operano negli Stati Uniti.

In un comunicato stampa, l’agenzia ha annunciato che inizierà un “sondaggio provvisorio sulle informazioni relative al consumo di elettricità da parte di società di mining di criptovalute identificate che operano negli Stati Uniti”.

Il mining di criptovalute è il modo in cui le attività che utilizzano un meccanismo di consenso proof of work, come Bitcoin, Dogecoin e Monero, verificano le transazioni e sbloccano nuove monete. Ethereum aveva un consenso proof of work, ma è passato alla proof of stake nel settembre 2022 e non richiede più minatori.

L’indagine, che verrà lanciata la prossima settimana, richiederà ai minatori commerciali di criptovalute identificati di rispondere con i dettagli del loro utilizzo di energia; l’EIA chiederà anche commenti pubblici sulla raccolta dei dati sull’utilizzo di energia dei minatori di criptovalute.

L’indagine fa seguito a una “richiesta di raccolta dati di emergenza” da parte dell’Ufficio di gestione e bilancio (OMB), parte dell’Ufficio esecutivo del Presidente degli Stati Uniti.

“Intendiamo continuare ad analizzare e scrivere sulle implicazioni energetiche delle attività di mining di criptovalute negli Stati Uniti”, ha dichiarato l’amministratore dell’EIA Joe DeCarolis in un comunicato, aggiungendo che l’agenzia si concentrerà sulla domanda di energia “in evoluzione” per il mining di criptovalute, identificando le aree geografiche di crescita e le fonti di elettricità utilizzate per il mining di criptovalute.

In un tweet, l’EIA ha dichiarato di aver condotto l’indagine per “comprendere meglio” la domanda energetica dei minatori.

Crypto mining e consumo energetico

Il mining di criptovalute proof-of-work come Bitcoin e Dogecoin è stato storicamente oggetto di critiche per il suo utilizzo di energia, con un consumo energetico stimato della rete Bitcoin superiore a quello di molti Paesi.

Nel 2023, il gruppo ambientalista Greenpeace ha lanciato una campagna per esortare gli sviluppatori e i minatori di Bitcoin ad abbandonare il meccanismo di consenso proof-of-work a favore del modello proof-of-stake, meno energivoro.

I sostenitori del mining di criptovalute hanno ribattuto alle critiche, sostenendo che il mining di Bitcoin può utilizzare l’energia verde e il gas naturale “in eccesso”, che altrimenti andrebbero sprecati, e può contribuire a decarbonizzare le reti energetiche e ad accelerare il passaggio alle energie rinnovabili.

Nel settembre 2023, l’Università di Cambridge ha effettuato un importante aggiornamento del suo Bitcoin Electricity Consumption Index (CBECI), uno dei riferimenti principali per il consumo energetico del mining di Bitcoin, concludendo che i calcoli precedenti erano stati sovrastimati.

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