Mercoledì scorso, l’amministratore delegato di JP Morgan Jamie Dimon si è nuovamente scagliato con violenza contro le criptovalute. Ma le sue argomentazioni reggono davvero alla luce delle attività della sua banca? Analizziamo la questione in dettaglio.
Jamie Dimon si scaglia di nuovo contro le criptovalute
Lo vediamo ogni volta che parliamo, le argomentazioni avanzate dalle personalità contrarie alle criptovalute spesso non sono altro che luoghi comuni che sono già stati sfatati molte volte. Ma per alcuni, come Jamie Dimon, CEO di JP Morgan, si tratta quasi di una commedia di prova, tanto sono simili le sue regolari esternazioni sull’argomento.
In occasione di un’audizione al Senato degli Stati Uniti sul tema della “supervisione annuale delle società di Wall Street”, ad esempio, ha avuto parole molto incisive sul Bitcoin (BTC) e sulle altre criptovalute:
“Il BTC e le altre criptovalute non sono la stessa cosa del Bitcoin.
Gli unici casi d’uso reali sono per i criminali, gli spacciatori, il riciclaggio di denaro e l’evasione fiscale. [Se fossi il governo, le farei chiudere”.
Tali commenti, oltre a essere totalmente fuorvianti, fanno eco al discorso tenuto l’anno scorso, quando ha descritto il Bitcoin (BTC) come uno schema Ponzi decentralizzato davanti al Congresso degli Stati Uniti.
Già all’epoca avevamo sottolineato l’ipocrisia di un simile atteggiamento, dato che JP Morgan è già ben radicata nell’ecosistema delle criptovalute.
Ciò è dimostrato in vari modi, sia attraverso gli investimenti nel settore, come quello in Consensys nel 2021, sia attraverso la JPM Coin, alimentata dalla filiale Onyx lanciata l’anno precedente, che prende le tecnologie blockchain e le centralizza. In effetti, la banca ha attualmente 31 posizioni vacanti in cui compare il termine “blockchain”.
Commenti duramente criticati
Gabor Gurbacs, consulente strategico di Tether in VanEck, ha criticato la dichiarazione di Jamie Dimon, affermando che “le banche dovrebbero rimanere in silenzio” sull’argomento.
E a ragione, le autorità di regolamentazione hanno multato il settore per oltre 380 miliardi di dollari in più di 7.400 casi dal 2020. La sola JP Morgan ha 272 violazioni e quasi 40 miliardi di dollari di multe, tra cui violazioni della tutela dei consumatori:
Top 5 primary offense types of JPMorgan Chase parent company which is the second most penalized financial institution with near to $40 Billion in fineses for 272 violations since 2000. pic.twitter.com/SmDm5qJSw
– Gabor Gurbacs (@gaborgurbacs) December 6, 2023
Ovviamente, dobbiamo anche guardare al quadro generale e riconoscere che anche l’industria delle criptovalute ha i suoi difetti. La vicenda di FTX è l’esempio più eloquente e, in misura minore, anche Binance ha subito l’ira dell’autorità di regolamentazione statunitense, che ha portato a una multa salata e alle dimissioni del suo fondatore.
Tuttavia, è importante non confondere gli atti isolati di alcuni casi con la tecnologia delle criptovalute in senso lato, che è semplicemente uno strumento moralmente neutro per costruire una nuova versione di Internet e migliorare alcuni aspetti del sistema finanziario.
Inoltre, Chainalysis ha stimato che per il 2022 solo lo 0,24% del volume delle transazioni di criptovalute è stato associato ad attività criminali.