L’accumulo di Bitcoin da parte dei governi non è una novità. Una procedura avviata nel 2020 dal piccolo paese del Bhutan, con l’aiuto di un’industria mineraria efficiente. Risultato: ora possiede 1,3 miliardi di dollari in BTC, pari al 40% del suo PIL.
Bhutan: una storia di successo in versione Bitcoin
Nel campo delle riserve strategiche di Bitcoin, l’arrivo molto mediatico degli Stati Uniti alla fine dello scorso anno ha segnato una svolta decisiva. Tuttavia, alcuni paesi stavano già accumulando Bitcoin da diversi anni, in forme più o meno diverse.
Una logica adottata dal piccolo paese del Bhutan già nel 2019, quando il BTC costava circa 5.000 dollari. È in quel periodo che è stata creata un’industria mineraria efficiente, alimentata dall’energia dei suoi impianti idroelettrici.
Una scommessa rischiosa per un paese il cui prodotto interno lordo (2,9 miliardi di dollari) è molto inferiore all’attuale valore del Bitcoin (2.125 miliardi di dollari). Ma, evidentemente, il tempo ha dato ragione a Bhutan. Infatti, cinque anni dopo, il Paese possiede un tesoro di 12.062 BTC, stimato in 1,3 miliardi di dollari.

Il Bhutan possiede 1,3 miliardi di dollari in BTC secondo i dati on-chain
L’occasione per il Wall Street Journal di tracciare un bilancio piuttosto positivo di questa iniziativa nazionale, volta a risanare le casse di uno Stato in difficoltà a seguito della crisi Covid-19. In un articolo, il CEO di questo fondo sovrano spiega come il Bitcoin “agisce come una batteria, utilizzando l’energia in eccesso durante l’estate”. Ma non è tutto.
Un fondo in Bitcoin che rappresenta il 40% del suo PIL
Questo principio di accumulo di Bitcoin applicato negli ultimi 5 anni permette al Bhutan di posizionarsi al terzo posto tra i paesi detentori di BTC. E a ragione, dato che il suo tesoro digitale rappresenta ormai il 40% del suo prodotto interno lordo (PIL). Dati convalidati sulla rete X dal CEO e cofondatore del Satoshi Action Fund, Dennis Porter.
Il Bhutan ha iniziato a minare bitcoin nel 2020. Cinque anni dopo, il Paese ha accumulato abbastanza denaro da rappresentare il 40% del suo PIL. Questo piccolo Paese possiede ora la terza riserva di Bitcoin più grande al mondo.
Dennis Porter
In realtà, questa attività mineraria legata al Bitcoin ha molte ripercussioni positive nel Paese. Infatti, secondo le dichiarazioni del primo ministro Tshering Tobgay, essa consente, ad esempio, di compensare il calo delle esportazioni di energia idroelettrica registrato negli ultimi anni, ma anche di finanziare interamente un aumento degli stipendi dei funzionari pubblici a partire dal 2023.
Alcuni criticano il Bhutan per aver circondato questa attività mineraria di una problematica opacità, attraverso la società Green Digital. Una realtà a cui i responsabili oppongono un approccio di sicurezza, al fine di ridurre al minimo i rischi di “uso improprio o pirateria”. In ogni caso, la maggior parte dei bhutanesi non aveva idea dell’esistenza di questa industria nazionale prima dell’annuncio degli aumenti salariali per i funzionari pubblici.